“La ricchezza privata, in Italia, drena la ricchezza pubblica attraverso un’evasione fiscale così massiccia da renderci interlocutori non credibili agli occhi degli altri stati membri dell’Unione Europea. Dunque, da una parte lasciamo illecitamente la ricchezza nella tasche private a detrimento della cassa pubblica: e poi mendichiamo l’aiuto della ricchezza privata per preservare il patrimonio artistico di tutti. Derubati, supplichiamo i ladri di mantenere i beni di tutti.”
TOMASO MONTANARI
“Le pietre e il popolo”, Minimum Fax 2013
“Sabato 29 giugno 2013, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha trasformato Ponte Vecchio in location per una festa privata della Ferrari. Un evento esclusivo in senso letterale, perché i cittadini sono stati allontanati dal ponte, chiuso alle estremità e costellato di tavole imbandite riservate a milionari. Anche il modo con cui l’operazione è stata condotta è apparsa avvilente: senza nessuna comunicazione alla cittadinanza, rilasciando il permesso di occupazione del suolo pubblico solo all’indomani della cena (il che ha fatto sì che sul Ponte non venisse lasciato nemmeno un corridoio per il passaggio delle ambulanze), con una estrema opacità circa l’ammontare del corrispettivo che sarebbe stato versato dalla Ferrari al Comune (alla chiusura del bilancio 2013, esso risulta pari a 60.000 euro, la metà esatta di quanto dichiarato da Renzi). Non sono tuttavia i dettagli della cronaca: è lo spirito stesso dell’iniziativa (a Firenze replicata spesso, in piazze e in musei), a risultare sconcertante. La visione politica dell’attuale leader della ex sinistra italiana si lascia raccontare come un piccolo gruppo di super-ricchi che si appropria dei beni comuni mentre i buttafuori tengono alla larga i cittadini. E poiché l’uso del patrimonio culturale è assai rivelatore, specie quando si analizza il codice di comunicazione di un abile manipolatore, c’è da chiedersi se quella sera su Ponte Vecchio non si intendesse rappresentare il futuro prossimo dell’Italia.”
TOMASO MONTANARI
“Istruzioni per l’uso del futuro. Il patrimonio culturale e la democrazia che verrà”, Minimum fax 2014
“Vari paesi del mondo offrono esempi spaventosi di ciò che accade a una società quando raggiunge il livello di disuguaglianza verso il quale ci stiamo dirigendo. Non si tratta di una bella immagine: sono paesi in cui i ricchi vivono in comunità recintate, assediate da masse di lavoratori a basso reddito; sono sistemi politici instabili, dove il populismo promette alla gente una vita migliore soltanto per disilluderla.”
JOSEPH STIGLITZ
“Il prezzo della disuguaglianza. Come la società divisa di oggi minaccia il nostro futuro”, Einaudi 2013
“L’istruzione volta esclusivamente al tornaconto del mercato globale esalta la scarsa capacità di ragionamento, il provincialismo, la fretta, l’inerzia, l’egoismo e la povertà di spirito, producendo un’ottusa grettezza e una docilità che minacciano la vita stessa della democrazia e che di sicuro impediscono la creazione di una degna cultura mondiale”
MARTHA C. NUSSBAUM
“Non per profitto. Perchè le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica”, Mulino 2013
Vogliamo un Paese in cui chiamiamo sviluppo ciò che coincide con il bene di tutti, e non con l’interesse di pochi…Un Paese capace di attuare il progetto della sua Costituzione. Una Costituzione che da troppo tempo “è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere”, una Costituzione in cui “è scritta a chiare lettere la condanna dell’ordinamento sociale in cui viviamo” (Piero Calamandrei).
Il decreto Sblocca-Italia è, invece, un doppio salto mortale all’indietro. Un terribile ritorno a un passato che speravamo di aver lasciato per sempre. Un passato in cui “sviluppo” era uguale a “cemento”. In cui per “fare” era necessario violare la legge, o aggirarla. In cui i diritti fondamentali delle persone (come la salute) erano considerati ostacoli superabili, e non obiettivi da raggiungere.
TOMASO MONTANARI
Introduzione a “Rottama Italia. Perché il decreto Sblocca-Italia è una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro”, Altreconomia 2014
“Leggere romanzi è qualcosa che può essere familiare o estranea, che comunque non definirei facile, e non credo che basti regalare un romanzo a chi non ha mai letto per spingerlo a leggere. La lettura non è una pratica ovvia e scontata e dubito che sia sufficiente imbattersi in un libro per far scattare la motivazione a leggere.
[…] credo che possa avere una certa efficacia proporre a una persona che ha passione per la politica, per lo sport, per l’ambiente, per il cinema, per la cucina macrobiotica, per i problemi dell’infanzia, e così via, di coltivare quel determinato interesse “anche” attraverso la lettura di libri in cui si parla di quegli argomenti.
Non vorrei che si pensasse che la pulsione a leggere possa essere totalmente slegata dalla vita quotidiana delle persone, da ciò di cui esse si occupano, da ciò che li circonda. Come se la lettura dovesse essere necessariamente uno strumento d’evasione, una bolla in cui rifugiarsi, estraniandosi dal mondo in cui si vive.
“Chi legge, chi non legge, e perché…”, dal sito di Giovanni Solimine
Non abbiamo bisogno dell’intrattenimento di Stato, non abbiamo bisogno di diventare ancor più consumatori, clienti, spettatori: abbiamo invece un disperato bisogno di diventare cittadini, di avere strumenti per esercitare il senso critico.
TOMASO MONTANARI
“La cultura, una tantum”, 3 dicembre 2015
dal blog “articolo9.blogautore.repubblica.it”
Stasera (sabato 4 agosto) il Festival raggiungerà il suo apice rappresentativo in occasione dei festeggiamenti di San Salvatore. L’appuntamento è previsto nell’omonima Piazza alle ore 22,00, con l’esibizione dei gruppi provenienti dalla Serbia, Francia, Cipro, India, Repubblica Ceca, Paesi Baschi e naturalmente “I Nuraghi” di Sestu.