Ballo sardo in piazza con l’accompagnamento dei suonatori:
Peppino Bande (organetto) e Renato Cannas (chitarra)
L’iniziativa è promossa dall’Amministrazione comunale (Assessorato alla cultura e tradizioni popolari) in collaborazione con il gruppo folk “I Nuraghi” e l’Associazione di ballo sardo amatoriale “Amore e Tradizioni”.
Io ho detto: la nostra tradizione sono le launeddas, il ballo sardo è bellissimo in tutte le sue sfumature; io sto solo dicendo: diamo spazio anche al nostro strumento musicale, le launeddas, i nostri antenati ballavano al suono magico delle launeddas. Noi campidanesi dobbiamo ballare il nostro ballo con le launeddas non l’organetto…abbiamo il ballo piu bello e complesso della Sardegna se seguito dalle nodas musicali (gruppi folk campidanesi po caridadi).
L’iniziativa per riportare il nostro ballo tradizionale e bellissimo è da rivalutare in tutti i sensi, chiamando anche un suonatore di launeddas, perché questa è la nostra tradizione. Ciò affinché i giovani e le nuove generazioni rincomincino ad amare questo strumento, il più bello e complesso strumento musicale sardo, millenario, e insieme il ballo campidanese antico, non quella vergogna dei gruppi folk campidanesi che hanno screditato il nostro ballo con le coreografie…(per chi ama la vera tradizione).
L’aspetto più interessante di questa iniziativa, secondo me, sta nel fatto che a riappropriarsi della tradizione del ballo sardo sono proprio “ballerini non professionisti” che ballano in maniera spontanea per il gusto di ballare e di stare insieme. E’ sicuramente un modo per evitare la “musealizzazione” del ballo sardo o il suo uso a fini esclusivamente turistici o di spettacolo, insomma per farlo continuare a vivere. Ma bisogna anche considerare che tutte le cose che sono vive si evolvono…
Non condivido il giudizio negativo sui gruppi folk. E’ anche grazie a queste associazioni che la tradizione del ballo 40/50 fa è stata salvata dall’estinzione quando era caduto in disuso e quasi completamente soppiantato dai balli moderni e dalle discoteche. I gruppi folk hanno anche avuto il merito di far conoscere il ballo sardo e farlo apprezzare al di fuori della nostra isola. Poi è vero che per presentarlo come spettacolo e renderlo accattivante a un pubblico di spettatori che non partecipavano direttamente al ballo, ma stavano solo a guardare, hanno dovuto inserire elementi coreografici. Ma nello stesso tempo molti gruppi folk hanno fatto ricerca e hanno lavorato per rendere gli elementi nuovi compatibili con i canoni della tradizione.
Io ho detto: la nostra tradizione sono le launeddas, il ballo sardo è bellissimo in tutte le sue sfumature; io sto solo dicendo: diamo spazio anche al nostro strumento musicale, le launeddas, i nostri antenati ballavano al suono magico delle launeddas. Noi campidanesi dobbiamo ballare il nostro ballo con le launeddas non l’organetto…abbiamo il ballo piu bello e complesso della Sardegna se seguito dalle nodas musicali (gruppi folk campidanesi po caridadi).
L’iniziativa per riportare il nostro ballo tradizionale e bellissimo è da rivalutare in tutti i sensi, chiamando anche un suonatore di launeddas, perché questa è la nostra tradizione. Ciò affinché i giovani e le nuove generazioni rincomincino ad amare questo strumento, il più bello e complesso strumento musicale sardo, millenario, e insieme il ballo campidanese antico, non quella vergogna dei gruppi folk campidanesi che hanno screditato il nostro ballo con le coreografie…(per chi ama la vera tradizione).
L’aspetto più interessante di questa iniziativa, secondo me, sta nel fatto che a riappropriarsi della tradizione del ballo sardo sono proprio “ballerini non professionisti” che ballano in maniera spontanea per il gusto di ballare e di stare insieme. E’ sicuramente un modo per evitare la “musealizzazione” del ballo sardo o il suo uso a fini esclusivamente turistici o di spettacolo, insomma per farlo continuare a vivere. Ma bisogna anche considerare che tutte le cose che sono vive si evolvono…
Non condivido il giudizio negativo sui gruppi folk. E’ anche grazie a queste associazioni che la tradizione del ballo 40/50 fa è stata salvata dall’estinzione quando era caduto in disuso e quasi completamente soppiantato dai balli moderni e dalle discoteche. I gruppi folk hanno anche avuto il merito di far conoscere il ballo sardo e farlo apprezzare al di fuori della nostra isola. Poi è vero che per presentarlo come spettacolo e renderlo accattivante a un pubblico di spettatori che non partecipavano direttamente al ballo, ma stavano solo a guardare, hanno dovuto inserire elementi coreografici. Ma nello stesso tempo molti gruppi folk hanno fatto ricerca e hanno lavorato per rendere gli elementi nuovi compatibili con i canoni della tradizione.