C’è una novella popolare diffusa in tutta l’Europa e molto nota anche in Sardegna e nel Campidano di Cagliari. Oggi la leggiamo nei libri di tradizioni popolari ma sino a non molto tempo fa le nostre nonne e bisnonne, a cui era giunta per tradizione orale, la recitavano a memoria. E’ la novella de Is paraulas bonas de santu Martinu, il santo originario della Gallia che fu vescovo di Tours nel IV secolo. Conosciuto come eremita taumaturgo, soprattutto in epoche in cui la scienza medica era poco sviluppata, san Martino ha goduto di una forte presa sulle plebi rurali a causa del gran numero di miracoli e guarigioni che gli furono attribuiti. La fama di questo santo è però legata anche ad un’altra sua caratteristica: la capacità di scacciare il demonio e di riconoscerlo e scoprirlo sotto ogni travestimento. A queste sue doti fanno appunto riferimento le Paraulas bonas. Carlo Pillai nel suo pregevole lavoro “Il tempo dei Santi” (AM&D Edizioni, 1994) inquadra la novella e la sua capillare diffusione nella società dei secoli passati tra le narrazioni funzionali alla conservazione di un ordine sociale classista. Scoperto il diavolo dietro il facoltoso signore che vuole sposare una contadina giovane e bella ma povera, Martino manda a monte l’imminente matrimonio e insieme ogni velleità di ascesa sociale della giovane donna. Dietro un apparente buon affare – è la morale di questa novella – si possono nascondere terribili insidie. Ai giovani delle classi sociali più basse – scrive Carlo Pillai – si doveva togliere l’illusione che l’amore-passione o la bellezza fisica potessero rappresentare una via d’uscita dalla povertà per spingerli ad accettare la condizione che il destino riservava loro alla nascita. Un obiettivo, questo, perseguito anche attraverso la legislazione in vigore sino all’Ottocento che, in vario modo, mirava a impedire i matrimoni tra persone appartenenti a classi sociali diverse.
Nel 1997 il cantautore sardo di Tuili Franco Madau, abbinando al ritmo delle Paraulas bonas quello musicale del ballo sardo, ha inciso il brano che di seguito vi proponiamo. Lo dedichiamo alla memoria di Greca (Arega) Ferru, una donna sestese di lontane origini contadine, morta nell’ottobre di dodici anni fa. Questo brano ne immortala la voce di centenaria giacché, spinta dal nipote, si prestò a recitare la tredicesima delle paraulas, ovvero l’esorcismo finale con cui Martino scaccia definitivamente il diavolo.
Sandra Mereu
Grazieeeee! Finalmente ho il testo in mano! Questa preghiera la sentivo recitare da persone anziane ormai scomparse. Mio padre 90enne un po’ la ricorda e così la riprenderemo anche con mamma che ama raccontare e recitare in sardo.
Si, mi ricordo dei miei nonni che la recitavano quando vi era brutto tempo, temporali o molta pioggia. Mi ricordo della buona anima de Tziu Luigiu Corda che la recitava.
Un’estate, non è una canzone, mia madre la recitava quando faceva grandi temporali (diceva che allontanava i mali dalle persone).
Grazie, bellissima, da ragazzina la sentivo sempre da una mia zia, anche noi di Sestu e Ferru..
Scusate, è possibile avere il testo per iscritto? Grazie mi ricorda tantissimo mia zia Vincenza quando da piccola la sentivo recitarla.
Ti trascrivo il testo del brano. Nel testo conosciuto da Franco Madau, manca però la tredicesima paraula. Franco, che è originario della Marmilla, non la conosceva. Aveva appreso da mia nonna, la sestese Greca Ferru, dell’esistenza dell’esorcismo finale, l’ultima paraula.
Ecco il testo del brano inciso da Franco Madau:
Chi ses Martinu de paraulas bonas mi nd’as a nai una.
Una non est prus una
est prus su soli de sa luna.
Deus Babbu Deus Fillu Deus Spiritu Santu e Amen.
Chi ses Martinu de paraulas bonas
mi nd’as a nai duas
Duas funti is taulas de Mosè
anca est passau Gesu Cristu a pei in terra
andendi a Gerusalemi
Chi ses Martinu de paraulas bonas
mi nd’as a nai tresi
Tres funti is tres Marias
quattru funti is evangelistas
cincu funti is cincu liagas
ses funti is ses cereus
setti funti is sacramentus
ottu funti is ottu donus
noi funti is paramentus
dexi funti is cumandamentus
undixi funti is isteddas de sonnu
doxi funti is santus apostolus
a cui va aggiunta (provo a trascrivere) la tredicesima:
“Trexi no est lexi e no est lei, milli passus foras de mei a is parafundus de su ‘nferru
a is parafundus de su mari e a mari sen ‘e fundu
a mari sciundau non torris a biri fillu de cristianu battiau”
Che bella questa canzone!!!!!! Mi ha fatto troppo piacere risentirla e ricordarmi delle emozioni provate registrandola.
Grazie e un abbraccio a Franco, Pierpaolo e tutti i musicisti.
Rossella
Che bel ricordo! Un bacione, nonna Greca.